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Non fotografare...
3 partecipanti
Pagina 1 di 1
Non fotografare...
Non fotografare gli straccioni, i senza lavoro, gli affamati
Non fotografare le prostitute, i mendicanti sui gradini delle chiese, i pensionati sulle panchine solitarie che aspettano la morte come un treno nella notte
Non fotografare i neri umiliati, i loro orribili sogni. La società gli ha preso tutto, non prendergli anche la fotografia
Non fotografare chi ha le manette ai polsi, quelli messi con le spalle al muro, quelli con le braccia alzate,
perché non possono respingerti
Non fotografare l’imputato dietro le sbarre, che entra o esce di prigione,
il condannato che va verso il patibolo
Non fotografare il carceriere, il giudice e nessuno che indossi una toga o una divisa. Hanno già sopportato la violenza, non aggiungere la tua. Loro debbono usare la violenza, tu puoi farne a meno
Non fotografare il malato di mente, il paralitico, i gobbi e gli storpi. Lascia in pace chi arranca con le stampelle e chi si ostina a salutare militarmente con l’eroico moncherino
Non ritrarre un uomo solo perchè la sua testa è troppo grossa, troppo piccola, o in qualche modo deforme
Non perseguitare con il flash la ragazza sfigurata dall’incidente, la vecchia mascherata dalle rughe, l’attrice imbruttita dal tempo. Per loro gli specchi sono un incubo, non aggiungervi le tue fotografie
Non fotografare la madre dell’assassino e nemmeno quella della vittima.
Non fotografare i figli di chi ha ucciso l’amante e nemmeno gli orfani dell’amante
Non fotografare chi subì ingiuria: la ragazza violentata, il bambino percosso. Le peggiori infamie fotografiche si commettono in nome del “diritto all’informazione”
Se è davvero l’umana solidarietà quella che ti conduce a visitare l’ospizio dei vecchi, il manicomio, il carcere, provalo lasciando a casa la macchina fotografica
Non fotografare chi fotografa: può darsi che soddisfi solo un bisogno naturale
Come giudicheremmo un pittore in costume “bohémien” seduto con pennelli, tavolozza e cavalletto a fare un bel quadro davanti alla gabbia del condannato all’ergastolo, all’impiccato che dondola, alla puttana che trema di freddo, a un corpo lacerato che affiora dalle rovine?
Perché presumi che il costume da free-lance, una borsa di accessori, tre macchine appese al collo e un flash sparato in faccia possano giustificarti?
di Aldo Gilardi (1921 – 5 marzo 2012)
Non fotografare le prostitute, i mendicanti sui gradini delle chiese, i pensionati sulle panchine solitarie che aspettano la morte come un treno nella notte
Non fotografare i neri umiliati, i loro orribili sogni. La società gli ha preso tutto, non prendergli anche la fotografia
Non fotografare chi ha le manette ai polsi, quelli messi con le spalle al muro, quelli con le braccia alzate,
perché non possono respingerti
Non fotografare l’imputato dietro le sbarre, che entra o esce di prigione,
il condannato che va verso il patibolo
Non fotografare il carceriere, il giudice e nessuno che indossi una toga o una divisa. Hanno già sopportato la violenza, non aggiungere la tua. Loro debbono usare la violenza, tu puoi farne a meno
Non fotografare il malato di mente, il paralitico, i gobbi e gli storpi. Lascia in pace chi arranca con le stampelle e chi si ostina a salutare militarmente con l’eroico moncherino
Non ritrarre un uomo solo perchè la sua testa è troppo grossa, troppo piccola, o in qualche modo deforme
Non perseguitare con il flash la ragazza sfigurata dall’incidente, la vecchia mascherata dalle rughe, l’attrice imbruttita dal tempo. Per loro gli specchi sono un incubo, non aggiungervi le tue fotografie
Non fotografare la madre dell’assassino e nemmeno quella della vittima.
Non fotografare i figli di chi ha ucciso l’amante e nemmeno gli orfani dell’amante
Non fotografare chi subì ingiuria: la ragazza violentata, il bambino percosso. Le peggiori infamie fotografiche si commettono in nome del “diritto all’informazione”
Se è davvero l’umana solidarietà quella che ti conduce a visitare l’ospizio dei vecchi, il manicomio, il carcere, provalo lasciando a casa la macchina fotografica
Non fotografare chi fotografa: può darsi che soddisfi solo un bisogno naturale
Come giudicheremmo un pittore in costume “bohémien” seduto con pennelli, tavolozza e cavalletto a fare un bel quadro davanti alla gabbia del condannato all’ergastolo, all’impiccato che dondola, alla puttana che trema di freddo, a un corpo lacerato che affiora dalle rovine?
Perché presumi che il costume da free-lance, una borsa di accessori, tre macchine appese al collo e un flash sparato in faccia possano giustificarti?
di Aldo Gilardi (1921 – 5 marzo 2012)
Re: Non fotografare...
Si chiamava Ando non Aldo. Condivisibile, benché in certi casi la documentazione fotografica aiuti i deboli e gli oppressi. fece di + la foto di MyLai in Vietnam che anni di marce di protesta.
Re: Non fotografare...
Certo che nella sua lista ha tolto tanta roba...poi osestamente non lo conoscevo e quindi non so cosa fotografava in genere...
Re: Non fotografare...
Ando è stato un fotografo ma ancor di più un sociologo della fotografia. Ha scritto diversi trattati di fotografia tra cui quello sulla fotografia sociale. La lista sopra indica chiaramente un pensiero: non fotografare ciò che è facile e banale da fotografare ma che socialmente non vale niente, perchè la tua foto nel tuo contesto non vale niente.
Quanti fotografano i mendicanti per strada? E poi con quella foto fanno denuncia e/o analisi sociale? Assolutamente no!
Un conto è un reportage di Giacomelli sui malati di mente, un altro è la foto di un malato di mente tanto per farla, senza un impatto sociale.
La foto sociale deve avere un fine sociale, non puramente estetico, personale o autoriale
Quanti fotografano i mendicanti per strada? E poi con quella foto fanno denuncia e/o analisi sociale? Assolutamente no!
Un conto è un reportage di Giacomelli sui malati di mente, un altro è la foto di un malato di mente tanto per farla, senza un impatto sociale.
La foto sociale deve avere un fine sociale, non puramente estetico, personale o autoriale
Re: Non fotografare...
Tra l'altro Gilardi racconta che aveva mandato questa poesia alle principali riviste di fotografia italiane e che tutte quante si rifiutarono di pubblicarla!
Daltra parte le riviste di fotografia fanno mediamente schifo e quindi non c'è da stupirsi: sono solo dei veicoli pubblicitari che non toccano quasi per nulla la Fotografia ma solo le apparechiature fotografiche.
Daltra parte le riviste di fotografia fanno mediamente schifo e quindi non c'è da stupirsi: sono solo dei veicoli pubblicitari che non toccano quasi per nulla la Fotografia ma solo le apparechiature fotografiche.
Re: Non fotografare...
Be cosa ti aspetti? Le riviste vengono comprate da chi si sente fotografo pur non essendolo, e codesti soggetti fotografano solo il 95% delle cose che Gilardi dice di non fotografare!!!
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