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Un'attesa lunga 40 anni...

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Messaggio Da Michael Ven Ott 15, 2010 12:13 pm

NEW YORK - Jay Fine va a caccia di lampi con la macchina fotografica per trasformarli in «immagini capaci di sorprendere».
E la sera del 22 settembre ha colto nella baia dell’Hudson il successo che inseguiva da 40 anni.

«Le previsioni avevano annunciato una violenta tempesta di pioggia e fulmini su New York - racconta - mi è sembrata una grande opportunità e ho aspettato che iniziasse a piovere, poi sono andato a Battery Park City, da dove avevo una buona vista sulla baia, portandomi il cavalletto». Per oltre due ore è stato immobile sotto il diluvio con la sua Nikon D300 sulla quale aveva montato l’obiettivo da 60mm f2.8, scattando 82 foto. Tendere un agguato ad un fulmine non è cosa facile perché «quando lo vedi è già troppo tardi per immortalarlo in una immagine» e dunque Fine, che ha 58 anni, ha scattato «quando sentivo di farlo» nella consapevolezza che «c’è in genere l’1 per cento di possibilità di riuscire a riprenderlo». Proprio come fa da molti anni, senza avere mai la garanzia di successo.

Ma alle 20 e 45 il sogno che inseguiva sin da quando era ragazzo si è realizzato: un fulmine ha illuminato la Statua della Libertà, scendendo nella notte lungo una traiettoria che nello scatto va a coincidere con la torcia tenuta dal braccio teso verso l’alto dell’opera terminata nel 1886 dal francese Frédéric-Auguste Batholdi. Dando vita ad un’immagine che gli appassionati su Flickr hanno descritto ricorrendo a termini come «stupenda», «surreale», «unica» e «magnifica». Al momento dello scatto l’obiettivo era impostato con i seguenti comandi: apertura F/10, velocità 5 secondi e Iso 200. «Mi sono accorto solo in seguito di quanto era successo» ammette, spiegando che «la sovrapposizione fra il fulmine sceso dal cielo e la sagoma della Statua della Libertà» è frutto di un caso «che poteva continuare a sfuggirmi, proprio come avvenuto per tanti anni».

Ma perché Jay Fine dà la caccia ai fulmini? «La mia passione è sempre stata cercare immagini vere e naturali ma al tempo stesso capaci di cogliere di sorpresa chi le guarda e i fulmini sono capaci di creare simili situazioni», risponde, parlando con un tono di voce molto basso. Confessa che se «da sei anni ho scelto di vivere a Downtown Manhattan» è proprio perché «sono convinto che la baia dell’Hudson è uno dei luoghi del mondo dove la natura è in grado di regalare all’improvviso tali circostanze del tutto inattese». Non si tratta solo di fulmini ma anche di farfalle, tramonti e gesti umani che definisce «insoliti». Come lo è riprendere dal basso verso l’alto i visitatori che si accalcano sulle passerelle sopra Ground Zero oppure una mezzaluna rossa fuoco sul cielo notturno di Bayonne.

Nato a New York, vissuto a lungo a Los Angeles e fotografo per hobby, Jay Fine tiene a sottolineare come l’immagine che ha fatto il giro del mondo «non è frutto di contributi di tecnologia digitale ma di pura fortuna come può avvenire una sola volta nella vita».

Anche se Fine continua fare sfoggio di umiltà celandosi dietro a termini come «eccezione» e «casualità» in realtà nell’arco di circa 18 mesi questa è già la seconda volta che fa parlare di sé a New York. La prima risale alla mattina del 27 aprile del 2009, quando era appena uscito dal suo studio a Downtown Manhattan e, gettando lo sguardo verso l’alto come spesso i newyorkesi fanno dopo l’11 settembre 2001, vide la sagoma dell’Air Force One volteggiare a bassa quota, assieme a due aerei di scorta, provando una sorpresa che volle immortalare. Prese così la macchina fotografica e scattò a ripetizione, con l’obiettivo in direzione Ovest. Anche quell’immagine ebbe sullo sfondo la Statua della Libertà e finì l’indomani sulla prima pagina dei tabloid cittadini, assieme ai resoconti di cronaca sul timore di un nuovo attacco evocato dal potente rombo dei motori di un aereo poco distante dalle Torri Gemelle abbattute dai kamikaze di Al Qaeda.

L’impatto della foto di Jay Fine all’Air Force One fu tale che l’indomani Barack Obama dovette correre a scusarsi con la cittadinanza di New York, parlando di «grave errore» con relative sanzioni per chi aveva autorizzato il volo a bassa quota dell’aereo presidenziale all’unico fine di scattare immagini destinate a essere adoperate per pubbliche relazioni. «Non volevo certo mettere in imbarazzo il presidente degli Stati Uniti, quando vidi quell’aereo grande volare così in basso pensai solo a scattare, fu una decisione di istinto» assicura, ribadendo che sono le «coincidenze» e la «fortuna» a fare la differenza nel lavoro di un fotografo. Nel suo caso c’è però anche da aggiungere la costanza dimostrata nel braccare i fulmini, previsioni meteo alla mano.

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Messaggio Da Matteo Maso Ven Ott 15, 2010 12:23 pm

Sembra fatta con Photoshop!
Purtroppo oggi le possibilità che consente la post produzione fanno si che il reale diventi quasi più irreale del finto.
Per dimostrare che questa foto non è finta l'unico modo è quello di avere il raw (sempre che non esista la possibilità di manipolare il raw e di risalvarlo come tale. Questo non lo so) Sad
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Messaggio Da Michael Ven Ott 15, 2010 12:28 pm

Beh, io gli do fiducia e dico che è reale Wink non fosse altro che per avere avuto tutto questo impatto mediatico (è apparso su tutti i giornali e tg) penso che qualcuno abbia fatto i "dovuti" controlli...

Dopo 40 anni diamogli questo merito Very Happy

Comunque ho trovato la sua pagina su Flickr (Jay Fine), dove è pubblicata anche la foto in questione (http://www.flickr.com/photos/jayfine/5016566976/). Guardando le altre sue foto devo dire che è davvero bravo, molte mi piacciono!
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Messaggio Da stego Ven Ott 15, 2010 5:15 pm

Una foto così è solo questione di pazienza, culo, attrezzatura adatta e scelta del posto giusto per la foto d'effetto. Quindi per me artefatta o no non fa alcuna differenza dal punto di vista artistico.
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